Recensione film: Zootropolis

"I won't give up, no I won't give in
Till I reach the end 
And then I'll start again"

 La mia prima recensione di un film. Eccola qui. Vi confesso che non avevo idea di come metterla giù, soprattutto perché sicuro che mi sarei fatto prendere dall'entusiasmo. Difatti, la pellicola di cui vi parlo oggi mi ha profondamente colpito, sia dal punto di vista tecnico (immagini eccezionali!) che per la dirompente forza della storia, dei personaggi, della rivoluzione che la Disney ha cominciato con Frozen ed ora colpisce, senza riserve, il cuore dei bambini quanto dei "grandi".
Signori, questo è Zootropolis.


LA PELLICOLA e i suoi PADRI

Zootropolis ("Zootopia" in lingua originale, il cui nome non è stato mantenuto in Europa per motivi di Copyright sui quali non ho indagato) è un film d'animazione del 2016 prodotto da Walt Disney Animation Studios e diretto da Byron Howard e Rich Moore su un'idea di Jared Bush.
Parliamo un attimo di questi signori.
Byron Howard è uno dei "big" della Disney: ha collaborato all'animazione di Pocahontas, Mulan, lilo & Stitch (di cui è stato Lead Character Animator), Koda fratello orso e Chicken Little; ha preso parte alla regia e alla sceneggiatura di Bolt, Rapunzel e (ovviamente) Zootropolis.
Rich Moore è invece un eclettico: ha lavorato all'animazione di alcune puntate de I Simpson e Futurama; poi, il successo è arrivato con la direzione di Ralph Spaccatutto, film immensamente amato dai nerd come me, ignorato dal resto della popolazione mondiale (non avete capito i rimandi fighi! Ecchecavolo!)
Jared Bush, infine, è stato Creative Leader di Big Hero 6, film dalle grandi premesse ed ottimo svolgimento iniziale, ma finale banalotto e strascicato. Un peccato, soprattutto perché parte di quella "rivoluzione" di cui vi parlavo nell'introduzione e spiegherò più avanti.

Piccola curiosità: il film fu annunciato nell'Agosto 2013 al D23 Expo e già avevano in programma di lavorarci per tre anni. Difatti, a vedere il lavoro finale, non c'è da stupirsi: Zootropolis è artisticamente impressionante e architettonicamente ben congegnato.
Ma parliamone!

ZOOTOPIA: una CITTA' REALE?

Il concetto di una città utopia (da cui il titolo originale Zootopia) in cui tutti gli animali, provenienti da qualunque bioma e di ogni dimensione, aspetto, con diversi bisogni e necessità insomma, una città perfetta dove tutti potessero convivere in armonia, ha richiesto una progettazione non da poco. L'idea geniale di combinare appunto i biomi in un unico insieme ordinato ed omogeneo ha dato vita ad un ambiente dinamico, responsivo, generatore di infinite possibilità quanto giganteschi problemi. La direzione artistica della Disney non si è però fatta spaventare, e il risultato è sensazionale: Zootropolis è una megalopoli ordinata, sensata e magnifica. La scena nella quale la protagonista arriva in treno, passando per i "distretti-biomi", toglie il fiato: non c'è un ramo fuori posto, un edificio fuori luogo, in Zootropolis. Tutto brilla, si erge fiero, ed è congegnato ai bisogni del particolare abitante di quell'ambiente: distributori di bevande rialzati per le giraffe, un quartiere protetto di minuscole dimensioni per i gerbilli, un megaphon all'uscita della metro per gli ippopotami!
Disney ha architettato la città perfetta, l'utopia degli animali, la rappresentazione tangibile dell'idea di fondo di questa società: tutti debbono poter vivere in armonia, senza favoritismi, senza ostacoli.


Le innovative tecniche di grafica computerizzata, uniti a modelli quanto mai dettagliati e scaltri, creano un universo da favola che però in tutto rasenta la realtà. Difficile, dopo una mezz'ora di film, rendersi conto di osservare un "cartone animato", piuttosto che immagini filmate con cinepresa e pellicola. Effetti ambientali, la pelliccia degli animali, ombre e luci di una città vera, palpabile. Potete sentirla sulla pelle l'arsura del deserto, fra i capelli il vento della tundra. Un lavoro eccezionale, incredibilmente immersivo, senza però nulla togliere alla tipica magia Disney: impossibile non ricollegare subito i simpatici faccioni degli animali alle animazioni eterne di Robin Hood di quasi 40 anni fa. Un sorriso nostalgico, per una fantastica avventura moderna, sul confine intangibile fra realtà e finzione.

LA STORIA

Per farla breve e senza odiosi "spoilers", ecco alcuni cenni.
Una coniglietta di nome Judy Hopps (riferimento a "hope", il termine inglese per "speranza"? Mi piace pensare di sì) sogna di diventare una poliziotta. I suoi genitori e la società intera cercano di dissuaderla: non è mestiere per lei, per una coniglia, una preda. Ma è il suo sogno, e farà di tutto per realizzarlo. Così, sconfiggendo ogni pregiudizio e divenendo la migliore diplomata del proprio anno, viene trasferita al dipartimento di polizia di Zootropolis, la città perfetta dove tutti possono realizzare le loro aspettative. La realtà, tuttavia, la schiaccia senza premura: tutto il distretto lavora alle misteriose sparizioni che terrorizzano la città, lei però viene assegnata al controllo dei parchimetri.
Questo la abbatte? Certo che no! Farà di tutto per "migliorare la società in cui crede".
ma vuole fare di più, e si lamenta col capo, che non la prende sul serio (lei è una coniglia! Che vuole fare?). Lui, irritato, la mette alle strette: ha tre giorni per trovare uno degli animali scomparsi, o dovrà dimettersi. La nostra coniglietta accetta, non può però farcela da sola. Sarà un'astuta volpe truffatrice, Nick Wilde, ad aiutarla con le sue conoscenze della malavita, tessendo con lei un rapporto burrascoso e imprevedibile che porterà a risvolti inaspettati...

TRY EVERYTHING!

Difficile dare un differente titolo al commento finale. La canzone originale di Shakira scelta come tema del film e dal titolo "Try Everything", per l'appunto, riassume lo spirito che anima la protagonista e diviene forza motrice dell'intera dell'intera vicenda.
Zootropolis, tuttavia, è quanto mai particolare da questo punto di vista. Infatti, a metà della pellicola, ti sorprende portando alla luce la vera tematica, all'inizio sfondo e quasi "rafforzativo" delle peripezie di Judy, alla fine messaggio universale di inestimabile valore.
Andiamo con ordine.

Judy Hopps è uno dei personaggi rivoluzionari della "nuova fase" delle produzioni Disney. Avendo infatti nel '900 esplorato le dimensioni delle favole sotto la calda luce di "Your Wish will come true!" (alias "I tuoi sogni diventeranno realtà!") perché la magia ti renderà felice (vedesi Biancaneve, Aladin, Cenerentola), la Disney rivolge ora il suo sguardo alla realtà.
Big Hero Six: il fratello del protagonista muore nei primi 10 minuti e lui si ritrova a dover lottare contro la solitudine schiacciante, che rischia di soffocarlo.
Frozen: principe azzurro? Quando mai! Solo un birbante (meglio evitare le parole volgari: fanno arrabbiare le madri bigotte) che mira al potere. E due sorelle alle prese con la sindrome dell'abbandono e rapporti interpersonali devianti.
Zootropolis: i sogni non diventano realtà, se non metti tutto te stesso affinché si realizzino.
Questo è il messaggio che, sin dalle prime battute d'inizio, il film ci grida a gran voce.


Judy è cosciente della sua "naturale" inferiorità rispetto ad animali più grossi e, per così dire, "violenti", questo però non basta a farle rinunciare al proprio sogno. Ce la mette tutta, cade e si rialza, viene derisa e continua a lottare. In questo modo diventa la miglior cadetta del corso.
Dunque basta l'impegno? CERTO CHE NO!
Al dipartimento, il suo capo glielo dice chiaro e tondo: "Non siamo in una fiaba!". Difatti, non importa quanto abbia combattuto per raggiungere il suo obiettivo: la realtà dei fatti non si cambia, lei è stata assunta a Zootropolis solo perché è un simbolo della società perfetta dove tutti, proprio tutti, possono diventare quel che vogliono.
Judy si abbatte, è preda di mille dubbi e frustrazioni. Avevano ragione i suoi genitori? Doveva fare anche lei la coltivatrice di carote (oh, dolci cliché!)?
Il capo, i colleghi, la gente per strada, lo stesso Nick all'inizio cerca di farla ragionare. La volpe infatti ha capito sin da bambino, quando la sua natura di predatore l'aveva reso oggetto delle cattiverie del gruppo Scout nel quale voleva entrare (gruppo di sole prede), che la realtà è perfida e se ne frega dei tuoi sogni; se si vuole sopravvivere, bisogna capire lo stato delle cose e assecondarlo. Sei quel che sei, non puoi cambiarlo.
Judy, però, non è d'accordo.
Zootropolis è un fantastico viaggio di crescita per entrambi questi carismatici protagonisti: Judy imparerà a tirar fuori gli artigli e che pure i sogni hanno delle conseguenze; Nick capirà che è la determinazione a fare la differenza, a cambiare il destino del singolo, e che nulla si ottiene senza lottare.
"Birds don't just fly / They fall down and get up / Nobody learns without getting it won"
Queste sono le parole della canzone tema di Zootropolis, un urlo di battaglia per questo nuovo corso della Disney. "Non più sogni, ma progetti" scrivono i ragazzi di Orgoglionerd, mi sento tuttavia di dover correggere la loro asserzione: i sogni sono rimasti, ma sono divenuti quanto mai reali, hanno necessità e conseguenze, coinvolgono noi stessi e le persone che amiamo. Non basta lottare, bisogna anche capire, quando limitarci e quando cambiare, senza mai arrendersi però!

"Paura del diverso, del contrario / Di chi lotta per cambiare"

Uso le parole di Francesco Guccini (dalla "Canzone per Silvia") per descrivere l'incredibile colpo di scena e ribaltamento che il film ci getta addosso all'improvviso. Senza svelarvi nulla, sappiate che il film svela il profondo legame con l'attualità, questo folle periodo storico dove la paura è capace di soffocare la nostra umanità e tramutarla in odio, portando un grande messaggio.
Non importa che tu sia un predatore o una preda, che tu sia grande o piccolo: sarai sempre nel torto, qualora ti faccia ingannare dai pregiudizi.
Per quale motivo un coniglio non dovrebbe essere un bravo poliziotto? Perché una volpe non può essere onesta? Chi sono peggiori, i selvaggi predatori o le losche prede?
Domande retoriche, ma al giorno d'oggi la risposta non sembra più tanto ovvia.
La paura e il sospetto ci portano a diffidare di chi non ha colpa che d'esistere, di essere se stesso. Il singolo non è il tutto e l'appartenenza ad una specie, un gruppo etnico, una religione, non dovrebbero precludere il fatto che siamo tutti, in fondo, persone. Abbiamo sogni, speranze, dubbi. La disillusione può farci cambiare tanto quanto un gesto gentile, un atto di fiducia trasformare uno stereotipo in un individuo.

PER CONCLUDERE

Zootropolis è un capolavoro.
Con questa frase volevo iniziare la recensione, il motivo credo ora vi sia chiaro. Questo duplice messaggio, questo grido forte al cielo, questo monito per tutti coloro che vogliono alzare muri e limitare la libertà degli altri, non si trova tanto cuore in un'opera banale: è questa la dolce aurora di cui sono intarsiati i capolavori, i classici, le storie che ti rimangono nel petto, in un angolino dell'anima, e che sono capaci di farti riflettere.
La storia, a metà fra un romanzo di crescita e il più classico dei polizieschi, scandita da colpi di scena e sagaci dialoghi, la regia cristallina e la fotografia da togliere il fiato, sono il mezzo perfetto per traghettare lo spettatore al fianco di Judy e Nick. Sarete con loro, riderete con loro, piangerete per loro, perché questi due personaggi sono persone reali in un mondo reale, alla mercé delle disillusioni e delle continue sfide che la vita ci pone.
"E' complicata" dice Judy, e ha ragione.
Le interazioni, i sogni, la realtà. Elementi in continuo scontro, a volte si mischiano, spesso fanno male.

Consiglio questo film a tutti voi, ai bambini e ai ragazzi e agli adulti, perché sono sicuro lascerà qualcosa anche a voi, ad ogni battito, e forse vi farà riflettere un istante in più, la prossima volta che vorrete giudicare qualcuno.

Giacomo Soraperra

Fonti e ulteriori letture

Le immagini sono tratte dal trailer ufficiale, proprietà di Walt Disney Studios, visibile al link: https://www.youtube.com/watch?v=jWM0ct-OLsM

Commenti

Post più popolari